Cenni Biografici
Grace Murray Hopper (9 dicembre 1906 – 1 gennaio 1992) è stata una scienziata informatica americana, matematica e contrammiraglio della Marina degli Stati Uniti.
È una delle figure più illustri dell’informatica: a lei si deve l’ideazione di un linguaggio di programmazione indipendente dalla macchina (il COBOL) e l’invenzione del metodo del debugging.
Durante la sua vita, la Hopper ha ricevuto 40 lauree honoris causa da università di tutto il mondo e un college della Yale University è stato ribattezzato in suo onore.
Nel 1991 ha ricevuto la National Medal of Technology e il 22 novembre 2016, è stata insignita postuma della Presidential Medal of Freedom dal presidente Barack Obama.

La carriera della giovane Murray Hopper inizia con i corsi preparatori presso la Hartridge School, grazie ai quali riesce a entrare al Vassar College – dove si laurea in Scienze Matematiche e Fisiche. Si iscriverà poi all’Università di Yale, dove otterrà dapprima un Master Degree e, nel 1934, anche un dottorato di ricerca in Matematica.
Il conseguimento del dottorato le darà la possibilità di intraprendere la carriera di docente proprio presso il Vassar College, diventandone professore associato nel 1941.
Nel frattempo, nel 1930 sposa Vincent Foster Hopper, professore alla New York University da cui divorzierà nel 1945.
La scienziata non si risposò mai, ma mantenne comunque il cognome del marito: Hopper.
Durante la sua giovinezza Grace Murray Hopper ha sempre frequentato scuole private femminili, ma questo non le ha pregiudicato una vita racchiusa nell’ideale di genere in voga in quegli anni: il padre, infatti, l’ha sempre incoraggiata a emanciparsi dagli stereotipi di ruolo, ciò portandola a praticare sport all’epoca “tipicamente maschili” come basket, hockey su prato e pallanuoto.

Seconda Guerra Mondiale
Pur riscontrando opposizioni iniziali a causa della sua età e statura, Grace Murray Hopper decise di contribuire allo sforzo bellico statunitense non appena gli USA si unirono al secondo conflitto mondiale.
La Hopper non demorse: congelò la sua carriera di professore associato per unirsi, nel 1943, alla divisione volontaria femminile della Riserva Navale statunitense, dove fu assegnata al Bureau of Ships Computation Project presso l’Università di Harvard.
L’esperienza in Marina portò la scienziata a lavorare con Howard Aiken, un altro pioniere dei computer, sviluppatore di uno dei primi computer elettromeccanici: l’IBM Automatic Sequence Controlled Calculator, meglio conosciuto come Mark I. Grace Murray Hopper era responsabile proprio della programmazione del Mark I e della punzonatura delle istruzioni della macchina su nastro, diventando di fatto un programmatore ante litteram.
Inoltre, in questo periodo a Hopper si deve anche la scrittura del primo manuale per computer, ovvero il “Manuale di funzionamento per il calcolatore automatico a sequenza controllata“.
Lo stretto rapporto tra l’esercito americano e la prima industria dei computer, alimentato prima dalla seconda guerra mondiale e poi dalla guerra fredda, plasma profondamente il successivo percorso professionale della Hopper.
Oltre alle attività sopracitate, infatti, nel laboratorio di Harvard la scienziata lavorò – assieme ai colleghi – su calcoli top-secret essenziali per lo sforzo bellico, come il calcolo delle traiettorie dei razzi.
Al team di cui fa parte la Hopper si deve anche l’esecuzione dei calcoli ausiliari nello sviluppo della bomba al plutonio sganciata su Nagasaki, in Giappone.
La nascita del “debug”
Dopo la guerra Grace Murray Hopper rifiuta una cattedra ordinaria al Vassar per rimanere ad Harvard, diventando ricercatrice in scienze ingegneristiche e fisica applicata. In questo periodo contribuisce a sviluppare i computer Mark II e Mark III grazie ai finanziamenti che l’università riceve regolarmente dalla Marina statunitense.
Proprio mentre lavora su un computer Mark II all’Università di Harvard nel 1947, Hopper e i suoi colleghi scoprono una falena bloccata in un relè che impedisce il funzionamento del computer. Al momento dell’estrazione, l’insetto viene apposto sul foglio di registro giornaliero con la notazione «first actual case of a bug being found».
Sebbene né lei né i membri del suo team abbiano menzionato la frase esatta – “debug” – nelle loro voci di registro, il caso è considerato un esempio storico di “debug” di un computer e la Hopper è accreditata di aver reso popolare il termine nell’informatica.
I resti della falena possono essere trovati nel registro di lavoro del gruppo presso il National Museum of American History dello Smithsonian Institution a Washington.
La nascita del COBOL
Presa coscienza del fatto che non sarebbe stata promossa o concesso un incarico di rilievo, nel 1947 Hopper decise di rassegnare le dimissioni dall’Università di Harvard. Verrà assunta più tardi, nel 1949, alla Eckert-Mauchly Computer Corporation nell’ambito del progetto di sviluppo dell’Univac 1, il primo calcolatore commerciale prodotto negli Stati Uniti.
In quegli anni il contributo della Hopper è decisivo per lo sviluppo dell’informatica: per l’Univac 1 sviluppa col suo team A-0, definito come il primo compilatore, ovvero un set di istruzioni in grado di tradurre codici matematici in istruzioni binarie per il calcolatore, risparmiando questo compito ai programmatori. Impiegò due anni a far accettare la sua invenzione che nel frattempo evolvette nei compilatori A-1 e A-2, ma con quest’ultimo riuscì a gettare le fondamenta per la storia dei computer così come li conosciamo attualmente. Altra convinzione della Hopper fu che i programmi potessero essere scritti in inglese e sviluppò così il compilatore B-0, ignorando il rifiuto dei suoi superiori grazie alla sua filosofia «Go ahead and do it, you can apologize later».
B-0 divenne noto come FLOW-MATIC, a sua volta antenato del COBOL.
Acronimo di Common Business-Oriented Language, il COBOL è stato ufficialmente progettato nel 1959 e rappresenta l’ennesima invenzione rivoluzionaria della Hopper. Si tratta infatti di un linguaggio di programmazione pensato per le applicazioni commerciali e che ancora oggi, a distanza di oltre sessant’anni dalla sua ideazione, viene adottato specialmente in ambito finanziario e bancario.
Ritiro dall’esercito
Hopper lasciò la Marina nel 1966: aveva 60 anni ed era comandante.
Si ritirò di nuovo nel 1971, ma le fu nuovamente chiesto di tornare in servizio attivo nel 1972.
Fu promossa capitano nel 1973 dall’ammiraglio Elmo R. Zumwalt Jr. e il 15 dicembre 1983 viene promossa a commodoro su nomina speciale del presidente Ronald Reagan.
Rimane in servizio attivo per diversi anni oltre il pensionamento obbligatorio per speciale approvazione del Congresso.
A partire dall’8 novembre 1985, il grado di commodoro fu ribattezzato contrammiraglio (metà inferiore) e Hopper divenne una delle poche donne ammiraglio della Marina.
Dopo una carriera durata più di 42 anni, il contrammiraglio Hopper si ritirò dalla Marina il 14 agosto 1986.
Durante una celebrazione tenutasi a Boston sulla USS Constitution per commemorare il suo ritiro, Hopper viene insignita della Defense Distinguished Service Medal, la più alta onorificenza per militari non combattenti assegnata dal Dipartimento della Difesa.
Comunicatore ed educatore
Oltre ad essere conosciuta come “Amazing Grace”, un altro soprannome con cui la Hopper è conosciuto è “Nonna COBOL”, una sorta di ambasciatrice dell’informatica.
Grace Murray Hopper dedicò gran parte della sua vita – e carriera – a seminari e conferenze, con le quali cercava di predicare la semplice usabilità dei computer e avvicinare produttori e utenti. Della scienziata, infatti, si ricordano non solo le doti matematiche e informatiche ma anche le sue vivaci capacità comunicative, che la portarono spesso a organizzare incontri e workshop incentrati sull’arte della programmazione e sulla stessa comunità dei programmatori.
L’insegnamento, quindi, rimarrà sempre un chiodo fisso della Hopper, ciononostante ebbe lasciato la sua carriera universitaria proprio per arruolarsi in Marina. E infatti dal 1959 diviene professoressa presso la Moore School of Electrical Engineering dell’Università della Pennsylvania, mentre dal 1971 al 1978 sarà docente di scienze gestionali presso la George Washington University.
A testimonianza del suo legame con il mondo dell’insegnamento, si ricordano le parole da lei pronunciate nel discorso di accettazione della National Medal of Technology: «Se mi chiedete di quale risultato sono più orgogliosa, la risposta sarebbe tutti i giovani che ho formato nel corso degli anni; questo è più importante che avere scritto il primo compilatore.»

La grande capacità di Grace Murray Hopper nella comunicazione le hanno garantito un approccio di successo con una grande varietà di interlocutori e pubblico, il quale spaziava da tecnici, ingegneri e dirigenti aziendali a giovani e gente comune. I suoi interventi sono stati decisivi anche nel far comprendere a diverse realtà aziendali l’importanza dell’adottare nuove tecnologie, diventando di fatto una vera e propria ambasciatrice dell’informatica e del progresso.
Tra le altre cose, oltre a una notevole capacità oratoria Grace Murray Hopper possedeva anche un’incisiva abilità nella scrittura. Quest’ultima, chiara e concisa, si può osservare nel primo manuale al mondo di programmazione per computer (scritto per Howard Aiken) e in generale su tutta la documentazione da lei lasciata.
Ancora una volta si può notare come la scienziata abbia sempre dato importanza alla comunicazione in toto, tra cui ha saputo destreggiarsi nello spiegare situazioni e problemi complessi a pubblici diversi.
«Sono arrivata alla conclusione che non ha senso fare nulla a meno che tu non sia in grado di comunicare», dichiarerà lei stessa in un’intervista del 1980.

Grace Murray Hopper si spegne per cause naturali nel sonno ad Arlington, in Virginia, il 1° Gennaio 1992.
Fino all’ultimo ha creduto fermamente che i progressi nell’informatica avrebbero continuato ad accelerare; ha abbracciato e guardato il futuro.
Diceva spesso che voleva vivere fino al 1 gennaio 2000, per vedere i progressi inaspettati che i computer avrebbero fatto fino a quel momento così da potere ridere dei miscredenti.
«Penso che sottovalutiamo costantemente ciò che possiamo fare con i computer», ha spesso ribadito durante gli ultimi anni della sua vita, sempre fiduciosa che lo sviluppo informatico sarebbe proseguito a pari passo di quello umano.