Il mondo e la comunità internazionale sono da sempre a conoscenza del fatto che il CERN sia il luogo in cui è nato il World Wide Web. Tuttavia, una delle ragioni principali del successo del web è forse sconosciuta ai più.
La diffusione del web e il suo ingresso nell’esistenza quotidiana di miliardi di individui è infatti stata possibile grazie allo stesso CERN, il quale lo ha reso una tecnologia disponibile sin da subito per chiunque fosse in grado di utilizzarlo e migliorarlo.
Si è trattato di una scelta decisiva, compiuta in modo naturale, progressivo e soprattutto in modo mirato, le cui conseguenze hanno avuto un impatto decisivo su tutti i livelli della società.
Il Web come Dominio Pubblico
Come enunciato nel primo articolo del suo Statuto, il CERN è stato fondato per “fornire una collaborazione tra gli Stati europei nella ricerca nucleare di puro carattere scientifico”.
Sempre all’interno della sua carta costitutiva viene inoltre affermato come “i risultati del suo lavoro sperimentale e teorico devono essere pubblicati o comunque resi in generale a disposizione”. Non sorprende quindi come all’inizio del 1993, riconoscendo il grande successo riscosso dal Web, il CERN abbia cercato di massimizzarne l’utilizzo da parte della società.
A seguito di un’attenta analisi da parte dei ricercatori si era convenuto che i tempi fossero maturi affinché il software web fosse reso disponibile in modo gratuito per tutta la società civile.
Dopo alcune pressioni interne da parte degli ingegneri Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, il 30 aprile 1993 il CERN pubblica una dichiarazione firmata da Walter Hoogland – allora Direttore Scientifico – in cui si afferma che le tre componenti del software web (il client, il server di base e la libreria del codice) sono state rese di pubblico dominio.
I termini di questa decisione vengono spiegati a chiare lettere nella dichiarazione stessa:
“Il CERN rinuncia a tutti i diritti di proprietà intellettuale su questo codice, sia sorgente che binario, e viene concesso a chiunque il permesso di utilizzarlo, duplicarlo, modificarlo e distribuirlo”.
L’obiettivo era chiaro e i mezzi scelti per raggiungerlo erano facilmente comprensibili al grande pubblico: con questa dichiarazione si sanciva in modo incontrovertibile che il web, di fatto, era una proprietà nonché una conquista di tutta l’umanità.
Contemporaneamente a quanto sancito dal CERN, in quegli stessi anni stava emergendo con forza anche il concetto di Open Source. L’informatico statunitense Richard Stallman, infatti, ai tempi aveva già creato la FreeSoftware Foundation, lanciato il progetto GNU e scritto la GNU General Public License (GPL) con lo scopo di rendere consapevole la comunità informatica dei pericoli insiti sia in un concetto stringente di copyright sia in quello di un pubblico dominio incontrollato.
Stallman raccomandava la protezione del software mantenendo la proprietà per migliorarne e garantirne il libero utilizzo, cercando un modo legale per renderlo libero senza però lasciarlo in balia di chi fosse intenzionato a usarlo per scopi meno nobili. Se nella nostra epoca la protezione delle proprietà intellettuali è ormai vitale, negli anni Novanta il dibattito stava appena prendendo forma e anche al CERN, come altrove, si discuteva sulla questione e sui suoi risvolti di carattere etico.
“Dominio Pubblico”: era questa secondo i responsabili del CERN l’opzione più adatta per “liberare” il software, ovvero abbandonare il concetto di “proprietà intellettuale” in favore di un termine che appariva maggiormente filantropico – specialmente se opposto a termini che evocavano connotazioni negative in termini di libertà, come “copyright” o “proprietà”.
Rilascio Open Source del CERN
Nell’estate del 1994, Tim Berners-Lee lasciò il CERN per creare il W3C al MIT, mentre François Fluckiger prese il suo posto alla guida del team tecnico al CERN.
A quel tempo il team tecnico, composto da persone come Enrik Frystik e Dave Raggett, stava preparando una nuova importante versione per l’autunno, la versione 3 del software server del CERN chiamato WWW (HTTPD).
Nel frattempo il movimento Open Source era diventato più attivo nelle università e negli ambiti di ricerca nonché al CERN, dove i concetti e i metodi suggeriti da Stallman iniziavano a penetrare nei metodi di distribuzione del software. A tal proposito, lo stesso Francois Fluckiger aveva avviato discussioni con Eva-Maria Groniger-Voss e Maarten Wilbers, esponenti del servizio legale del CERN, in modo da valutare le varie opzioni per il rilascio della nuova versione.
Era evidente che ribadire l’approccio di Dominio Pubblico poneva due problemi da risolvere ossia l’Attribuzione e l’Appropriazione di una proprietà intellettuale. A trent’anni di distanza, queste difficoltà costituiscono ancora oggi un problema centrale in ogni discussione attorno a questo tipo di liberatorie.
In estrema sintesi, con “questione dell’Attribuzione” si riferisce a come le organizzazioni che hanno sviluppato e reso disponibile gratuitamente un sistema software possano desiderare che il loro ruolo iniziale non venga del tutto dimenticato dalle terze parti nel rilascio di nuove versioni e opere derivate. Mentre per “questione dell’Appropriazione” ci si riferisce al rischio che un oggetto – di fatto non appartenente a nessuno – possa essere rivendicato da terzi e trasformato in a oggetto di proprietà, negando a sua volta il diritto ad altri di utilizzarlo liberamente.
Eva, Maarten e François decisero quindi di recarsi all’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale), a Ginevra, per chiedere consiglio e fu così che si arrivò quindi alla conclusione di rilasciare la nuova versione – significativamente diversa dalla precedente – secondo il principio dell’Open Source, abbandonando il concetto di Dominio Pubblico.
Tale decisione permetteva al CERN di mantenere il copyright del software sia per proteggerne l’appropriazione sia per garantire l’attribuzione, ma di fatto ne concedeva a chiunque il diritto perpetuo e irrevocabile di utilizzo e modifica, liberamente e senza alcun costo.
Il 15 novembre 1994, François Fluckiger annunciò la decisione con un messaggio inviato all’intera comunità web in cui veniva illustrata la nuova policy e le ragioni di questa:
“Le nuove versioni rimarranno liberamente disponibili, per uso generale e a costo zero. L’unica modifica è che il Materiale distribuito rimarrà protetto da copyright del CERN. Di conseguenza, l’avviso di copyright dovrà apparire in copia, ma anche i diritti degli utenti saranno protetti a loro volta, in particolare per impedire a terzi di trasformare il software libero in software proprietario e negare agli utenti i diritti di utilizzare liberamente il Materiale.”
Proteggere la libertà
Avendo optato per un approccio Open Source, subentrò subito dopo un’altra questione da affrontare per i legali del CERN: quale licenza utilizzare?
Esistevano già al tempo diverse licenze pubbliche sviluppate da promotori del panorama Open Source, aperte per l’inserimento in qualsiasi nuovo modulo software disposto ad adottarli.
Tuttavia, dopo alcune considerazioni il CERN decise di sviluppare una propria specifica licenza Open Source al fine di inglobare in essa con più facilità lo specifico status giuridico di organizzazione internazionale.
Le prime due frasi del testo della licenza del CERN riassumono chiaramente la duplice natura della licenza, ovvero i concetti di copyright e di uso gratuito:
“Il diritto d’autore e tutti gli altri diritti relativi a questo software per computer, in qualsiasi forma, incluso ma non limitato ail codice sorgente, il codice oggetto e la documentazione dell’utente sono conferiti al CERN.
Il CERN, a titolo gratuito e non esclusivo, concede il permesso di utilizzare, copiare, cambiare, modificare, tradurre,visualizzare, distribuire e rendere disponibile questo software per computer, alle condizioni seguenti”.
Dopo aver fatto la scelta dell’Open Source e quella di una licenza specifica del CERN al posto di una licenza pubblica, l’organizzazione si trovò davanti ad un’altra scelta decisiva: quale categoria di patente adottare?
Esistono diverse licenze Open Source tra cui lo sviluppatore può scegliere, a seconda di quali limitazione decide di applicare alla propria creazione.
Il CERN decise in questo frangente per una licenza pienamente permissiva.
Ciò significava che i licenziatari avevano il diritto di rilasciare opere derivate sotto una loro licenza, a patto di allegare la dichiarazione che attribuisce al CERN il merito dell’opera iniziale.
“Questo prodotto include software per computer creato e reso disponibile dal CERN. Tale riconoscimento deve essere riportato integralmente in qualsiasi prodotto che includa il software per computer del CERN incluso nel presente documento o parti di esso”.
Quello relativo al Web fu il primo software rilasciato dal CERN in forma Open Source.
La gestione di questa invenzione rivoluzionaria per l’umanità permise di aprire all’interno dell’organizzazione un dibattito sulla natura e la gestione delle scoperte tecnologiche, mettendo al primo posto la loro dimensione etica ed umana al di sopra di ogni loro aspetto commerciale.
Se il CERN e i creatori del Web avessero deciso altrimenti il Terzo Millennio e il mondo in cui viviamo non sarebbero quel “villaggio globale” a cui ormai siamo abituati e del quale non possiamo più fare meno.