Biografia

Richard Stallman, (per esteso Richard Matthew Stallman), nato il 16 marzo 1953 a New York, è uno degli attivisti e sostenitori del “software libero” più famosi della storia dell’informatica, avendo fondato nel 1985 la Free Software Foundation.
Stallman è però anche un programmatore e ingegnere del software, che ha apportato notevoli contributi alla materia, tra cui in molti ricordano GNU Emacs, un editor di testo libero estremamente versatile, molto popolare fra i programmatori e noto per essere del tutto (o quasi) privo di bug.
Stallman consegue una laurea in fisica presso l’Università di Harvard nel 1974. Già nel 1971 però, come matricola ad Harvard, aveva iniziato a lavorare presso l’Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
In quel contesto accademico scrisse l’editor di testo Emacs in linguaggio C assieme a James Gosling (che in seguito ideò Java).
Nel 1983 Stallman iniziò a lavorare nel suo tempo libero a un suo progetto personale denominato sistema operativo GNU, acronimo ricorsivo di “GNU’s Not Unix”, che avrebbe dovuto essere una versione gratuita di UNIX di AT&T. Lascia però il MIT l’anno successivo a causa delle preoccupazioni sui cambiamenti alle regole sul copyright del software dell’università: Stallman, riconoscendo se stesso come uno degli ultimi “hacker”, era già un fermo sostenitore della libera modifica e condivisione del codice sorgente. Nel 1985 Stallman crea quindi la Free Software Foundation, fondazione senza scopo di lucro, che inizialmente si concentra sul sostegno al suo progetto GNU.
Nel 1990 gli viene assegnata una borsa di studio MacArthur, il cosiddetto “premio al genio” che offre ai destinatari un sostanzioso sostegno finanziario senza vincoli.
Il premio economico permette a Stallman di concentrarsi sul progetto GNU sviluppando varie funzionalità di questo, come una nuova versione dell’editor Emacs, il compilatore e il debugger.
In seguito tali sviluppi verranno combinati con il kernel recentemente sviluppato da Linus Torvalds, al tempo un promettente studente di informatica finlandese, dando vita a GNU/Linux: un Sistema Operativo finalmente libero e Open Source.
Con il rilascio di GNU/Linux, avendo di fatto assolto al compito che si erano prefissati, Stallman e la Free Software Foundation si sono quindi concentrati sulla promozione del software libero e sullo sviluppo della GNU General Public License (GNU GPL), comunemente nota come accordo di copyleft, che offre agli autori un modo per consentire che le loro opere possano essere modificate senza però renderle di pubblico dominio.
Nel 1999 Stallman pubblica “The Free Universal Encyclopedia and Learning Resource”, un documento che chiede la creazione di un’enciclopedia Open Source. Appena avviato questo ambizioso progetto denominato GNUpedia, però, un altro progetto di enciclopedia aperta fa la sua comparsa: Nupedia, il predecessore di Wikipedia.
Nupedia adotta la GNU Free Documentation License, quindi il lavoro sul progetto GNUpedia viene formalmente accorpato a Nupedia.
Fedele alla sua filosofia, Stallman ha continuato a promuovere il software libero in tutto il mondo, pur con un successo limitato nel convincere i governi a passare completamente al software libero.
Il guru del software libero

Prodigio della matematica, programmatore all’avanguardia e strenuo oppositore dei sistemi di sorveglianza, Richard Stallman è innanzitutto il primo attivista della battaglia che più di chiunque altro ha contribuito a mettere al centro dei riflettori: quella per il software libero.
L’aura di guru Stallman inizia a guadagnarsela già negli anni Settanta, quando si fa conoscere come uno dei membri più prolifici di quell’avanguardia scientifica che era il laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT affiancando alla carriera accademica quella nella comunità hacker, dove per tutti diviene RMS (acronimo di Richard Matthew Stallman).
La tecnologia può cambiare il mondo e Stallman lo sa, ma sa anche che i computer potenti non bastano più.
Servono free software, dove «la parola free non si riferisce al prezzo, ma alla libertà», dirà più avanti, perché programmi e sistemi operativi liberi sono la chiave per una società finalmente libera.
Le idee di Stallman erano note a tal punto che il suo terminale divenne in quegli anni il principale portone di accesso ad ARPA.net, l’antenato dell’odierno internet.
Bastava digitare RMS nel campo del login e chiunque poteva accedere a quella rete pionieristica in totale segretezza.
Tutto cambia nel 1982, quando il MIT decide di aggiornare il computer centrale e di installare Twenex, un sistema operativo proprietario realizzato da Digital.
Stallman vive la decisione dell’università come un attacco personale, ancor prima che come uno scadimento etico. Lascia dunque il laboratorio e inizia l’avventura che lo porterà a dare vita a un sistema operativo totalmente gratuito, che gli utenti potessero utilizzare e persino migliorare.
È l’atto di nascita del progetto GNU.
Tutta la vita di Richard Stallman diventa da questo momento un’eterna rincorsa all’utopia, cui il programmatore si avvicina particolarmente con l’elaborazione teorica del concetto di copyleft, che utilizza i principi del copyright per sovvertirli, garantendo i diritti di utilizzo, modifica e distribuzione di software liberi.
Lo stesso Stallman fornisce la definizione di cosa si debba intendere con il termine “free software”:
«Il termine free software a volte è mal interpretato: non ha niente a che vedere col prezzo del software; si tratta di libertà.
Ecco, dunque, la definizione di software libero: un programma è software libero per un dato utente se:
- l’utente ha la libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo;
- l’utente ha la libertà di modificare il programma secondo i propri bisogni (perché questa libertà abbia qualche effetto in pratica, è necessario avere accesso al codice sorgente del programma, poiché apportare modifiche a un programma senza disporre del codice sorgente è estremamente difficile);
- l’utente ha la libertà di distribuire copie del programma, gratuitamente o dietro compenso;
- l’utente ha la libertà di distribuire versioni modificate del programma, così che la comunità possa fruire dei miglioramenti apportati.
Poiché “free” si riferisce alla libertà e non al prezzo, vendere copie di un programma non contraddice il concetto di software libero.»
Nessun compromesso

Nessun compromesso, per nessuna ragione.
Il principale contributo intellettuale di Stallman sta proprio nella sua intransigenza etica, perseguita con ogni mezzo possibile.
Dalle conferenze tenute ancora oggi in mezzo mondo, alla rinuncia al telefono cellulare per evitarne la tracciabilità, fino al comunicato con cui commentò «l’influenza maligna di Steve Jobs sul rapporto della gente coi computer», poche ore dopo la morte del fondatore di Apple.
Una battaglia politica combattuta sempre in prima persona, che ne ha fatto un’icona e che ha reso l’informatica il terreno di uno scontro ben più vasto, ma che è ancora oggi ben lungi dall’essere terminata.
«Sono contento che Steve Jobs se ne sia andato. È la fine della sua influenza maligna sul mondo del software».
Questa la durissima dichiarazione con la quale Stallman commenta la scomparsa del fondatore della Apple.
Il presidente di Free Software Foundation, con una nota sul proprio sito, decide di usare la morte di Jobs per sparare a zero sulla filosofia aziendale di Apple che lui ritiene essere «il male supremo».
Apple è «l’impero del male» non solo perché fautrice di software chiuso (come Microsoft, per altro), ma anche perché a capo di un ecosistema che lascia ancor meno libertà agli utenti rispetto a Windows.
Di qui l’idea di “prigione cool” secondo Stallman: prodotti che con la loro estetica accattivante nascondono il fatto di imprigionare l’utente.
“Apple ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono le sue libertà, e se lo sa, pensa di non meritarsele“, afferma perentoriamente Stallman in un’intervista.
Nemmeno Google esce incolume dagli attacchi di Stallman: Google e tutte le aziende del cloud computing sono colpevoli.
È da «stupidi», dice Stallman, affidare i propri dati e identità digitale a servizi cloud, gestiti e controllati da altri.
Il ritorno alla FSF

Nel marzo 2021, alla conferenza LibrePlanet, Stallman annuncia il suo ritorno al consiglio di amministrazione della FSF.
Il guru del software libero era stato in precedenza costretto ad abbandonare la posizione in seguito a una sua mail riguardante il discusso caso Epstein che aveva attirato critiche feroci, anche per i toni discutibili di Stallman.
Poco dopo il suo ritorno, viene pubblicata su GitHub una lettera aperta che chiedeva la sua rimozione, insieme all’intero consiglio di amministrazione della FSF, ricevendo oltre 3000 firme da membri della comunità del software libero.
In concomitanza con la pubblicazione della lettera aperta di denuncia di Stallman, un’altra lettera aperta a suo sostegno è stata pubblicata su Github, ricevendo 6800 firme da membri o sostenitori della comunità del software libero.
Il 12 Aprile dello stesso anno il consiglio di amministrazione della FSF rilascia una dichiarazione riaffermando la sua decisione di riaccogliere Richard Stallman.
A seguito di ciò, il programmatore rilascia una dichiarazione in cui spiega le sue scarse capacità sociali e si scusa di possibili malintesi.
Molteplici organizzazioni hanno criticato, rimosso finanziamenti e/o interrotto i legami con l’FSF a seguito di questa.
«Alcuni di voi saranno felici, altri potrebbero essere delusi… chi lo sa? In ogni caso le cose stanno così e non ho intenzione di mollare una seconda volta».
Al di là delle polemiche che accompagnano Stallman da anni su ogni genere di tematica, l’informatico oggi 68enne è una figura chiave nel mondo IT: dal suo dottorato con lode al MIT è passato alla creazione del progetto GNU, la creazione di Emacs, alla promozione del concetto di copyleft e ai contributi a favore del software libero, distribuito dalla comunità sotto licenza aperta.